Guida e storia illustrata
di Pontelagoscuro
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N.B.: Pagina in costruzione
Testi e storia di Pontelagoscuro: Andrea Cavallari.
Coordinamento editoriale e progetto grafico: Walter Ferrari.
Illustrazioni: Elio Giglioli.
Ricerche sul Palazzo dell’Isola: Luigi Lugaresi
Edizione: © Pro Loco Pontelagoscuro. 2011.
Stampa: Tipo Lito Sivieri – Ferrara
Introduzione
di Gianluca Maragno
Nel 2011 la Pro Loco di Pontelagoscuro si è fatta promotrice di questo progetto, fortemente voluto dal Presidente Onorario designer Walter Ferrari – storico paesano – con l’intento di fornire ai cittadini, una “Guida illustrata” del paese di Pontelagoscuro come era fino al 1944. La Guida accompagna il visitatore in questo viaggio illustrato, a colori, grazie ai dipinti del pittore Elio Giglioli, alle descrizioni dello storico Andrea Cavallari ed alle ricerche di Luigi Lugaresi.
Quindi, quest’opera, prodotta nel 150° dell’Unità d’Italia, ha la finalità di far conoscere, valorizzare e conservare la memoria storica, geografica ed iconografica di Pontelagoscuro prima delle fasi conclusive del Secondo Conflitto Mondiale. Utile strumento per ogni generazione, si spera vivamente possa entrare nelle case dei pontesani e non, al fine di ricordare il passato, vivere il presente e progettare un futuro dalle radici comuni in un continuo scambio dialettico e collaborativo tra tutte le realtà del nostro territorio.
L’arte di Giglioli fa rivivere il passato
di Margherita Goberti
Quando sono nata, molto lontano da Pontelagoscuro, fortunatamente il crimine della guerra si era già compiuto. I miei nonni paterni, pontesani doc da più generazioni, mi parlavano e mi descrivevano “quel loro paese” che ormai non c’era più, con accenti così permeati di nostalgia da renderlo una sorta di luogo del mito.
Raccontavano della via Coperta, di suoni, profumi e nomi di personaggi che vi vivevano prima che le bombe distruggessero ogni cosa, come il dottor Foratati, gli Orsatti, il negozio di barbiere nel centro del paese dove – incredibile a dirsi – c’era Maria una giovane donna che aiutava lo zio Telesforo in un mestiere prettamente maschile e di tanti altri; ed anche di strade dai nomi strani come via del Piacere, del Pentimento che il rimpianto di non aver conosciuto un luogo che per me bambina aveva qualcosa di fiabesco, diventava quasi doloroso poiché mi sembra che qualcuno mi abbia privato di un pezzo importante della mia vita.
Ora quel senso di magia e di stupore riaffiora come per incanto nelle tele di Elio Giglioli che come diceva Chardin “Si serve dei colori ma dipinge con il sentimento” ed ha realizzato una cinquantina di opere che possiamo tutti ammirare in questa piccola ma preziosa Guida di Pontelagoscuro, dove ogni immagine descritta da una breve ma esaustiva storia, ci riporta al passato che solo la memoria ed il ricordo sono riusciti a conservare intatte. Giglioli ex imprenditore più avvezzo ad altri strumenti di lavoro che ai colori ed al pennello, fin da bambino ha dimostrato una passione ed una predisposizione per il disegno ed oggi mettendo a disposizione i suoi ricordi e la sua arte, si è assunto il compito di ricreare sulla tela quel luogo della memoria che per chi l’ha vissuto , era un unicum e che al crimine della distruzione ha aggiunto un altro crimine, quello di non essere stato ricostruito così com’era: quella via Coperta, con le sue voci i suoi negozi, i mandurlin , il porto , le case e le fabbriche … che ora hanno avuto finalmente quel riscatto emotivo che li consegnerà ai posteri perché non si dimentichi.
Breve Storia di Pontelagoscuro
di Andrea Cavallari
Pontelagoscuro ha avuto, per secoli, grande importanza economica. La sua ricchezza non nasceva dalle campagne circostanti, ma dal commercio lungo il Po su cui transitavano beni d’ogni genere. Per molto tempo però il paese fu nominato quasi solo per episodi bellici. Nel 1482, si trovò coinvolto nella Guerra del Sale, fra Ferrara e Venezia, che devastò le sponde del Po. Durante l’epoca Estense non fu importante come porto perché si volle mantenere in funzione il porto di Ferrara ed il traffico fluviale che risaliva il Po di Primaro. Il passaggio dagli Estensi al Papato per Pontelagoscuro si rivelò una fortuna. Il Papa infatti decise la costruzione di un canale navigabile fra Pontelagoscuro e Ferrara il cui scavo iniziò nel 1601. Nel 1641 il borgo si trovò in prima linea nella guerra detta dei Barberini. Furono costruiti due forti di qua e di là del Po e Pontelagoscuro fu al centro degli scontri fra i veneziani ed i papalini.
Nel 1648 venne realizzata la Via Coperta che era un porticato che univa il porto sul Po al canale e nel 1671 vi furono sovrapposti dei magazzini dove conservare le merci. Pontelagoscuro era diventato un importante scalo che faceva da cerniera fra la navigazione marittima e quella fluviale e a cavallo del tragitto fluviale che univa Bologna a Venezia. Per tutto il ‘700 la ricchezza di Pontelagoscuro aumentò anche se nel 1708 il borgo fu ancora sulla linea del fronte durante la guerra di successione spagnola. Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione Francese. Erano avvenimenti lontani finché, nel 1796, il paese venne occupato dalle truppe francesi. Per un po’, a parte le tasse, la situazione rimase tranquilla ma nel 1799, gli austriaci attaccarono il paese riuscendo ad occuparlo. Nel 1801 tornarono i francesi e passarono molti anni prima che l’epopea napoleonica finisse. Le tasse e le leve forzate avevano colpito duramente ed il commercio languiva ma la decisione di fare Pontelagoscuro porto franco fece sì che il commercio rifiorisse. Il porto divenne di primaria importanza. Si pensi che nel 1843 il valore delle merci, da o per l’estero, qui transitate era più di tre volte superiore a quello di tutte le merci transitate per il porto di Ravenna.
Dopo la guerra del 1866 Pontelagoscuro, non era più sul confine e appena fu pronto il ponte per il passaggio dei treni sul Po, non fu più il capolinea della ferrovia per Bologna. Cominciò una lunga parabola discendente per il traffico fluviale che pure proseguì ancora a lungo, alimentato anche dalle numerose industrie che nel frattempo erano sorte. Ricordiamo in particolare la fabbrica di saponi Chiozza & Turchi, che ebbe una storia più che centenaria, famosa in tutto il mondo per i suoi saponi pregiati contenuti in splendide confezioni. Importantissimi per Pontelagoscuro furono gli zuccherifici; nello stesso anno (1898) iniziarono la loro attività lo Zuccherificio Schiaffino-Roncallo e quello del Conte Gulinelli. Vi era poi un altro zuccherificio, distillerie ed una fabbrica di concimi ed una di etere solforico.
Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, Pontelagoscuro divenne un obiettivo da colpire. Nel 1944 i bombardamenti rasero al suolo il paese, abbatterono i ponti e misero fuori uso le fabbriche. Alla fine della guerra il 98% del paese non esisteva più. Si ricostruì a 600 metri dal Po e questa decisione finì per affossare quasi completamente il commercio fluviale.
Negli anni ’60 fu realizzata l’idrovia Ferrarese che permette a grandi navi di risalire il Po di Volano e tramite il canale Boicelli di entrare in Po a Pontelagoscuro ma ciò non ha fatto risuscitare il vecchio porto. Si ricostruirono le fabbriche e Ponte diventò un importantissimo polo chimico ma aveva perso la propria anima antica: molti dei vecchi abitanti erano emigrati e ne erano arrivati di nuovi. Sono passati molti anni ed ora il miracolo è avvenuto: Ponte ha ricreato la sua anima. Vi è un fervore di attività, alcune antiche tradizioni sono state riprese e ne sono sorte di nuove.
Il Palazzo Dell’Isola
All’epoca degli Estensi tra Ferrara e Pontelagoscuro vi era una vasta zona, detta il Barco, incolta e selvaggia perché dedicata alla caccia. A sud-ovest del paese fu edificato un palazzo su di una piccola isola che si trovava in un laghetto formato dalle acque del Canale Nicolino. Il palazzo serviva come appoggio per i cacciatori e per gli ospiti degli Estensi giunti lungo il Po Grande come accadde con Barbara d’Austria nel 1565. Don Alfonso d’Este, fratellastro del Duca Ercole II e zio dell’allora Duca Alfonso II, progettò di trasformarlo in una Delizia cioè in uno dei quei luoghi che gli Estensi creavano per lo svago ed il divertimento della corte. Nel 1587 era pronta ma nello stesso anno Alfonso d’Este morì e nel 1598 gli Estensi dovevano abbandonare Ferrara. In quell’anno vi soggiornarono prima il Duca di Parma e poi Margherita d’Austria, regina di Spagna, recatisi a Ferrara per rendere omaggio al Papa Clemente VIII.
Si giungeva al Palazzo dell’Isola da Pontelagoscuro attraversando una grande prospettiva ed un lungo viale alberato. Il palazzo per gli ospiti era fatto di tante stanzette disposte intorno ad una grande cucina con una scala che conduceva ai piani superiori che viene definita stranissima dallo Zuccaro, che lo visitò nel 1609. La bellezza fiabesca del luogo era data da due minuscole abitazioni, poste tra canaletti e ponti, abitate dai nani di corte, dotati anche di una minuscola gondola e di navi microscopiche per navigare sul laghetto.
Queste casette avevano tetti aguzzi ed erano ornate da vasi e da specchi. Ad ogni angolo vi era una minuscola torretta dal tetto a punta. Ve ne erano di circolari, triangolari e a quattro o cinque lati. Erano talmente piccole che un uomo vi poteva entrare a fatica.
Nei prati circostanti erano sparsi tavolini di marmo perché gli ospiti potessero ristorarsi e poggioli sopra i laghetti per poter agevolmente pescare. Poco distante vi era una montagnola artificiale con molti tipi di alberi e con grotte dove poter godere il fresco. In cima alla colinetta vi era un romitorio; salendovi si incontravano sette minuscoli tempietti.
Negli anni successivi la Delizia dell’Isola andò rapidamente in rovina e fu smantellata nel 1643 durante la guerra dei Barberini, per cui questa è la delizia estense della quale si sa meno.
La Chiesa
Per lungo tempo non vi fu a Pontelagoscuro una chiesa parrocchiale. Prima del 1492 la popolazione dipendeva dalla chiesa di San Michele, situata vicino a Confortino, demolita in quell’anno, perché il Duca Ercole I voleva allargare il suo gran parco. Così Pontelagoscuro fu soggetto alla Parrocchia di Santa Maria Maddalena situata al di là dal Po. Nel 1594, dato che il Po ostacolava l’accesso alla chiesa, il Vescovo di Ferrara, Giovanni Fontana, fece parrocchia la chiesa di Pontelagoscuro.
Due anni dopo, l’immagine della Beata Vergine delle Grazie, che era nell’antico oratorio, veniva trasferita nella chiesa parrocchiale sita in una località detta del Sandone. Purtroppo, poco dopo, si dovette abbatterla per allargare l’argine del Po. Venne così costruita la nuova chiesa parrocchiale ad ovest della via Coperta che fu benedetta il 21 ottobre 1601 e dedicata a San Giovanni Battista.
Guerra dei Barberini (o di Castro)
Nel 1641 scoppiò la guerra, detta dei Barberini, fra il Papa ed il Duca di Parma. Anche la Repubblica Veneta si schierò contro il Papa ed occupò il ferrarese transpadano. Si fortificò a S. M. Maddalena il Palazzo della Rizza ma, il 30 luglio 1643, 18 barconi risalirono il canale tra Ferrara e Pontelagoscuro e passato il Po favorirono il transito di 6000 uomini che presero il forte, non ancora terminato, che fu smantellato. Si eresse un altro forte, chiamato Forte San Pietro, che fu subito assediato dai Veneziani. Vi furono sanguinosi scontri e scambi di colpi d’artiglieria fra Pontelagoscuro e S. M. Maddalena.
Si iniziò quindi a costruire due forti a Pontelagoscuro ad est e ad ovest del paese. Quello ad est, realizzato per primo, fu chiamato Forte Santa Maria. L’inizio dei lavori per quello ad ovest comportò la distruzione dei palazzi della Delizia dell’Isola ma nel 1644 fu firmata la pace che obbligò all’abbattimento di tutti i forti.
Pontelagoscuro a metà del ‘600
Ecco come appariva Pontelagoscuro visto dall’altra sponda del Po alla metà del ‘600 in una stampa attribuita a Francesco Curti. Il panorama è dominato dalla lunga Via Coperta fatta erigere, pochi anni prima, dal Cardinal Stefano Donghi e che allora consisteva in un porticato aperto ai lati.
Alla sua sinistra vi è la Casa della Camera, sede di rappresentanza del Legato. Nel dipinto appare anche un ponte di barche che, a quell’epoca, non esisteva ancora in forma stabile ma che poteva essere assemblato in occasioni particolari come accadde, nel 1655, per il passaggio di Cristina, figlia del Re di Svezia che si recava a Roma e nel 1782 per quello del Pontefice, Pio VI, di ritorno da Vienna. I barconi che risalivano il Po utilizzavano la vela quando vi erano condizioni favorevoli o numerosi rematori quando erano avverse. Dove era possibile potevano essere trainati da cavalli che percorressero la strada sull’argine.
Ponte di barche e Cristina di Svezia
Per molto tempo a Pontelagoscuro non vi furono ponti anche se, in occasioni speciali, furono assemblati dei ponti di barche provvisori. Il primo di questi fu fatto, nel 1655, per il passaggio di Cristina, Regina di Svezia che, convertitasi al cattolicesimo, abdicò e si recò a Roma dove intendeva vivere.
Nel 1782 vi fu il passaggio del Pontefice Pio VI di ritorno da Vienna e così, utilizzando 45 grosse barche, si realizzò un ponte provvisorio. Poi, nel 1799 e nel 1800, gli austriaci iniziarono la costruzione di un ponte di barche per motivi bellici ma i lavori non furono mai terminati. Finalmente, nel 1863, un privato ottenne il permesso di costruire un ponte di chiatte a pedaggio attraverso il confine fra il Regno d’Italia ed il Lombardo-Veneto. Nel 1866 il Veneto entrò a far parte dell’Italia ma rimase il pedaggio. Solo dopo che, l’11 aprile del 1912, venne inaugurato il nuovo ponte in ferro, il vecchio ponte di barche fu smantellato.
La fabbrica di saponi Chiozza & Turchi (la Saunara)
Nel 1812 Carlo Luigi Chiozza fondò a Pontelagoscuro una Fabbrica Saponi poi acquistata, nel 1817, da Francesco Tranz che, nel 1853, la rivendette a Pietro Chiozza di Trieste.
Cinque anni dopo il chimico Pietro Spannocchi trovò nuovi metodi per produrre saponi pregiati che portarono la fabbrica all’avanguardia per l’Italia. Nel 1870 la fabbrica di saponi assunse il nome di Chiozza & Turchi. Nel 1882 venne distrutta da un incendio e prontamente ricostruita. Nel 1912 vi lavoravano oltre centocinquanta maestranze specializzate. La ditta raggiunse una grande fama anche all’estero ed affidò la preparazione dei propri manifesti pubblicitari ad artisti del calibro di Marcello Dudovich, Adolfo Hohenstein, Luigi Dal Monte Casoni. Nel 1928 la ditta, entrata purtroppo in crisi dopo la Prima Guerra Mondiale, cessò l’attività a Pontelagoscuro e gli impianti vennero trasferiti a Milano per produrre però solo sapone da barba.
Il Chiesuolino (al Cisulin)
Ecco Via Nazionale, la strada principale che arrivava fino alla via Coperta. Quello che appare sulla sinistra è il Chiesolino della Madonna detto popolarmente il Cisulin.
Nella realtà era più distante dall’entrata della via Coperta di come appare ma così si sono idealmente avvicinati due punti importanti del borgo. Il Chiesolino fu costruito nel 1856 come ringraziamento per il termine dell’epidemia di colera e perché a Pontelagoscuro era stata meno grave che altrove. Il progetto era dell’ing. Giuseppe Negrelli ed i lavori furono diretti da Luigi Domeneghetti. Per erigere il Chiesolino si era scelto il punto dove già esisteva un capitello, posto all’ingresso del paese, con una Madonna rinvenuta in uno scavo, tantissimi anni prima, da un certo Romanini. Il Chiesolino seguì il destino del paese e fu distrutto nei tremendi bombardamenti del 1944. Nel dopoguerra fu ricostruito ma con uno stile diverso.
Pio IX a Pontelagoscuro
Nel 1857 Papa Pio IX fece un lungo viaggio attraverso i domini della Chiesa. Tra i vari scopi del viaggio vi era anche quello di favorire il commercio e l’industria. Francesco Tranz, sindaco di Pontelagoscuro, si recò a Bologna per invitare il Pontefice a visitare il borgo, così importante per il commercio.
Il Papa giunse il 14 luglio 1857. Tutto il paese era addobbato per l’occasione. Un padiglione aperto di seta rossa era all’ingresso della Via Coperta che sembrava una sala elegante. Un largo panno verde a fiorame nero copriva tutto il tragitto che il Pontefice avrebbe fatto e cioè via Panaro fino alla chiesa e la Via Coperta fino al Palazzo della Dogana.
Il Papa si fermò sotto il padiglione per conoscere i maggiorenti del paese e poi si recò alla chiesa. Infine, raggiunto il Palazzo della Dogana, si affacciò dal poggiolo per benedire la folla immensa radunata sulla spianata del porto e sulle barche ancorate di fronte al palazzo.
Stazione FF.SS.
La linea ferroviaria Bologna – Ferrara fu realizzata nel 1862 e completata con il prolungamento fino a Pontelagoscuro. I lavori terminarono nell’aprile 1863. La stazione, che rappresentava il capolinea del percorso era situata nel centro di Pontelagoscuro. Nel dicembre del 1866, dopo la III Guerra d’Indipendenza, in soli tre mesi, fu costruito un ponte provvisorio in legno, per poter far proseguire i treni oltre al Po dove il collegamento Padova – Rovigo era stato inaugurato da pochi mesi (giugno 1866). Per superare l’argine fu costruita una lunga rampa e spostata la stazione a ben 700 metri dal paese. Si trattava di una stazione provvisoria che fu distrutta da un incendio nel 1873.
Fu allora realizzata la terza stazione di Pontelagoscuro che è quella che vediamo nel dipinto e che fu poi ampliata nel 1902. L’alto serbatoio accanto alla stazione forniva la grossa quantità d’acqua che serviva allora per le locomotive a vapore.
Scalo ferroviario
Quando, nel 1863, la ferrovia giunse a Pontelagoscuro qui vi era il capolinea. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia (1866) in breve tempo si costruì un ponte ferroviario sul Po e fu quindi necessario trasferire la linea ad est del paese e spostare di 700 metri la stazione perché il treno doveva affrontare una rampa in salita per superare l’argine del fiume. Rimase così lo spazio per un ampio scalo merci molto utile per il servizio alle numerose ed importanti industrie che era nate o stavano nascendo a Pontelagoscuro e che furono poi tutte collegate con binari alla ferrovia così come fu fatto per la piarda davanti ai magazzini sul Po.
Le ciminiere che si vedono nel dipinto sono quelle degli Zuccherifici Nazionali Eridania (1898) e della Distilleria Italiana (1904) mentre i capannoni industriali che appaiono alla destra del quadro sono quelli della Fabbrica Concimi Chimici (1894).
Muraglione a difesa delle inondazioni
Buona parte del borgo di Pontelagoscuro era costruito al di là dell’Argine Maestro e ciò, anche se esentava molte case e magazzini dal pagamento alla Confederazione dei Lavorieri degli oneri previsti, esponeva gli edifici a periodici allagamenti durante le piene.
Per questa ragione, nel 1879, fu costruito un muraglione a difesa del paese. Il muraglione fu accuratamente progettato perché lo scarico delle acque reflue fluisse in Po bloccandone però il passaggio durante le piene. Per permettere il libero passaggio delle persone e delle tante merci che transitavano per il porto, nel muraglione, vi erano quattro aperture ma, come si vede anche nel dipinto, nei fianchi delle aperture vi erano delle fessure, con i bordi protetti dal marmo, dove poter infilare, subito prima delle piene, due file di tavoloni spessi ben 20 centimetri fra i quali comprimere poi della terra per impedire il passaggio delle acque.
Mercato domenicale in Piazza Erbe
Questo dipinto ci mostra Piazza delle Erbe durante il mercato domenicale che vi si svolgeva dal 1879, quando la costruzione del muraglione a difesa dal porto lo aveva sfrattato dalla riva del Po. Questa piazza era considerata la piazza principale di Pontelagoscuro e si trovava dal lato della Via Coperta rivolto verso Ferrara.
Il Canale Panfilio giunto a Pontelagoscuro, deviava verso est a poca distanza dalla Via Coperta e correva per qualche centinaio di metri parallelo al Po per facilitare l’accesso ai magazzini. Un tempo però un suo tratto proseguiva diritto fino alla Via Coperta ma, nel 1779, il Cardinal Carafa fece chiudere il pezzo di canale che era di fronte alla via Coperta ricavandone una piazza che, per un po’, fu chiamata Piazzetta Nova assumendo poi il nome definitivo di Piazza delle Erbe.
Zuccherificio Schiaffino-Roncallo (Romana)
Nel 1898 la Società Schiaffino, Roncallo & C. acquistò 15 ettari di terreno all’estremità est di Pontelagoscuro e nel 1899 vi costruì un grande zuccherificio. Lo zuccherificio trattava 5000 quintali di bietole al giorno ma poteva arrivare a 7000. Vi lavoravano 600 operai suddivisi in due turni di 12 ore per una paga di due lire al giorno che poteva arrivare a 4 per i cottimisti.
La fabbrica era collegata alla ferrovia da un raccordo lungo un chilometro e mezzo ed era dotata di un ponte aereo di 300 metri che la metteva in comunicazione col Po. Successivamente lo Zuccherificio venne acquistato dalla Società Romana Zuccheri e da allora fu conosciuto con questo nome. Durante la guerra subì pesantissimi bombardamenti ed ingenti danni ma sul suo scheletro sorse nel dopo guerra un nuovo zuccherificio che poi sarà quello a rimanere in attività per più lungo tempo.
Zuccherificio Conte Gulinelli (Via Nuova)
Nel settembre del 1898 iniziarono i lavori per la costruzione dello Zuccherificio Conte Gulinelli che venne eretto in soli 140 giorni ed entrò in funzione il 30 agosto 1899. L’edificio era molto curato esteticamente ed era stato utilizzato anche il vascone in fondo alla via Nuova che era il tratto terminale del Canale Panfilio sopravvissuto al suo tombamento.
Vi lavoravano 200 operai che producevano oltre 500 quintali di zucchero al giorno. I macchinari erano di fabbricazione tedesca e provenivano da Magdeburgo. Alla fabbrica servivano 400 quintali di carbone al giorno ed una fornitura di acqua pari a tre volte il consumo di tutta Ferrara e così una pompa prelevava tre metri cubi di acqua al minuto dal Po. Alla fabbrica fu affiancata una distilleria che, utilizzando le polpe delle bietole, produceva alcool e, nel 1906, un modernissimo eterificio che forniva cento ettolitri di etere solforico al giorno.
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